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Pitture rupestri preistoriche in mostra a Bolzano

Presso il Centro culturale Il Cristallo in via Dalmazia 30 a Bolzano, tra il 16 settembre ed il 30 ottobre, potrà essere visitata la mostra itinerante del Deutsches Archäologisches Institut "Antiche immagini del'uomo. le pitture rupestri preistoriche del Monte Latmos (Turchia Occidentale)". Orario di apertura martedì-domenica dalle 9.00 alle 13.00.

La mostra itinerante sulle pitture rupestri di età preistorica (tra il X ed il VI millennio a.C.) del monte Latmo, ospitata finora in nove diverse località in Germania e in Italia, è stata allestita dal Deutsches Archäologisches Institut (DAI) di Berlino, che da 20 anni conduce campagne archeologiche in quest'area della costa occidentale della Turchia. L'esposizione si suddivide in varie sezioni. Tramite l'Ufficio beni archeologici della Provincia essa è ospitata tra il 16 settembre ed il 30 ottobre presso il Centro Culturale "Il Cristallo" in via Dalmazia 30 a Bolzano con orario al pubblico martedì-domenica dalle 9.00 alle 13.00.
Le pitture rupestri del Latmo (circa 170 quelle finora individuate) rappresentano le prime testimonianze di arte rupestre dell’Asia minore occidentale e appartengono alle grandi nuove scoperte dell’archeologia preistorica dell’Anatolia.
Al contrario delle pitture in grotta di età glaciale scoperte nell’Europa occidentale e le loro rappresentazioni zoomorfe, il tema principale delle raffigurazioni del Latmos è l’uomo, raffigurato insieme ai suoi simili, più frequentemente in coppia, un uomo e una donna, o, in ambito famigliare. A questo cambiamento di tematiche, conseguente alla modifica delle abitudini di vita con il passaggio alla stanzialità, corrisponde un cambiamento di stile: al posto delle monumentali e naturalistiche raffigurazioni zoomorfe della pittura in grotta di età glaciale, subentra ora uno stile di rappresentazione della figura umana schematico, di formato ridotto e tendente al simbolismo.
Il Latmos era uno dei monti sacri dell’Asia Minore. Sulla sua cima veniva adorata la divinità anatolica più importante dell'Asia Minore, quella del cielo e della pioggia, e quindi della fertilità. Al suo posto subentrò più tardi Zeus, il dio del cielo dei Greci. Allo stesso tempo dietro il culto rupestre si celava una divinità locale della montagna, qui venerata insieme al dio del cielo. Il legame tra queste due divinità rappresenta un’antica eredità anatolica.
Nei luoghi delle pitture rupestri, quasi dei piccoli santuari della natura, venivano celebrate con tutta probabilità cerimonie nuziali in onore o sotto la protezione del dio del cielo. In tal senso queste pitture potrebbero essere considerate le prime raffigurazioni di feste nuziali della storia dell’umanità e dell’arte. Il riferimento alla divinità della montagna è evidente soprattutto nella predilezione, come sede delle pitture, di incavi a forma di nicchia prodotti dall’erosione lungo le pareti delle grotte. Le grotte del Latmo, tipiche per lo gneiss ad occhi, e i fenomeni di disgregazione della parete rocciosa probabilmente erano ritenuti opera del dio della montagna.

SA