Attualità

Presentata ricerca sugli stereotipi di genere nelle scuole dell’infanzia

“Bambini e bambine nella scuola dell’infanzia. Analisi delle esigenze formative degli/delle insegnanti della scuola dell’infanzia in tema di stereotipi di genere” è questo il titolo della ricerca condotta Cristina Quaranti e Roberta Fregona, dell’Associazione GEA, presentata nei giorni scorsi presso il Dipartimento cultura e scuola italiana.

Il Fondo Sociale Europeo che si occupa di formazione e di lavoro, ha valutato, finanziando questo progetto realizzato dalle ricercatrici Cristina Quaranti e Roberta Fregona dell’Associazione GEA, che la scuola materna è già il primo ambito possibile d’intervento in tema di stereotipi di genere. Ancora oggi le donne hanno minore opportunità di studio e di lavoro, sono pagate di meno, hanno minore rappresentanza politica. Perché? Secondo le ricercatrici esiste un implicito pregiudizio nei confronti delle donne che fanno carriera professionale o politica. Per rimuovere questo pregiudizio servono politiche mirate.

La ricerca si è posta come obiettivo verificare le competenze delle/degli insegnanti delle scuole dell’infanzia sui temi degli stereotipi di genere e le correlate esigenze formative. Le Scuole dell’Infanzia che hanno partecipato alla ricerca sono state tre: “Gulliver” e “Girasole” di Bolzano e il “Kindergarten”  di Maranza.

Il materiale raccolto riguarda tre ambiti: l’osservazione del gruppo classe, la proposta di un gioco, le interviste alle/agli insegnanti e alle coordinatrici.

I bambini e le bambine della scuola dell’infanzia sono già capaci di cogliere le differenze di genere, di assimilarsi al modello di genere “dominante” o di ribellarsi ad esso. Gli adulti di riferimento, in questo caso le educatori, possono essere più o meno consapevoli di quello che accade, più o meno consapevoli dei modelli che propongono e dei comportamenti che sanzionano o gratificano. 

Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo inconsapevole, è quindi importante capire come funziona il meccanismo di trasmissione e renderlo visibile alle insegnanti per poter cambiare i contenuti dei messaggi educativi.

Le ricerche ci mostrano un quadro all’interno del quale viene utilizzato un modello neutrale tanto più l’insegnante è giovane e inserito/a all’interno di scuole di più alto grado. “Noi trattiamo tutti allo stesso modo, non facciamo differenze” dicono le insegnanti per sottolineare la loro particolare attenzione nei confronti di queste tematiche. Dare pari opportunità significa accorgersi delle differenze e partire da queste per stare in relazione.  

Le ricercatrici che hanno condotto l’indagine nelle tre scuole dell’infanzia ritengono che le Pari Opportunità non siano un argomento che si può scegliere di trattare. Come mangiare, bere, dormire è una questione vitale, un pre-requisito per tutto il resto. Significa che tutto quello che viene fatto ha un senso per educare al rispetto delle diversità oppure no.  

La priorità va quindi data all’azione educativa proprio per contrastare sul nascere gli stereotipi che irrigidiscono la mobilità e versatilità individuali nel costruirisi persona.

La ricerca è stata realizzata dall'Associazione GEA grazie alla collaborazione delle Intendenze scolastiche italiana e tedesca, della prof.ssa Liliana Dozza della LUB, che ha svolto il monitoraggio tecnico ed alla partecipazione delle maestre, delle  collaboratrici pedagogiche e naturalmente dei bambini e delle bambine delle tre Scuole dell’infanzia.

 

FG