Attualità

Politica culturale: la replica dell'Assessorato alla cultura italiana

Sulla base di fatti oggettivi, l’Assessorato provinciale alla cultura italiana non può che respingere il carico di dietrologia e le insinuazioni contenute nelle dichiarazioni rilasciate oggi (25 maggio) dal consigliere provinciale Seppi, che stravolgono la realtà dei fatti riguardo alla politica di sostegno dell’Assessorato all’attività culturale in Alto Adige.

Anzitutto una doverosa premessa. L’Assessorato provinciale alla cultura italiana fino dagli anni ’80 ha sviluppato una propria attività culturale, la cosiddetta attività diretta, per una precisa serie di ragioni: seguire una tradizione italiana di intervento pubblico in uso in moltissime regioni; completare l’azione di un valoroso associazionismo che tuttavia nel gruppo italiano non vanta le tradizioni tirolesi e che non ha mai avuto in alcuni settori le forze per progetti economicamente e scientificamente impegnativi; gestire al meglio il Centro Trevi, che la Giunta provinciale ha assegnato alla Ripartizione Cultura italiana; dare occasioni professionali a giovani esperti al fine di rafforzarne il profilo operativo e socioculturale. L’Assessorato ha sempre perseguito anche lo scopo di favorire il ricambio generazionale e qualitativo degli enti che ricevono contributi, per farne nascere di nuovi, idonei ad operare in settori avanzati o innovativi.  

Capitolo cooperative. Questo strumento, sviluppato dagli anni 90 per i musei e per le più avanzate attività culturali, è quello che meglio risponde all’esigenza di coniugare legami associativi e professionalità nell’operare, specie laddove le associazioni non arrivano. Il sostegno alla cooperazione, come noto, gode di copertura costituzionale. Per tale ragione nel 2005, in un’epoca in cui ancora l’attuale Assessore non ne faceva parte, il Consiglio provinciale accolse la proposta della Giunta di modificare le leggi culturali per rendere esplicita la possibilità di finanziamento alle cooperative, anche a prescindere dall’assenza di scopi di lucro, nel caso in cui si dedicassero esclusivamente o prevalentemente al settore culturale. Tutti i finanziamenti alle cooperative esistenti e a quelle costituitesi di recente sono assunti nel pieno rispetto della legge, dei criteri e con il parere della Consulta quando necessari.

Riguardo alla Capitale europea della cultura: nessuna confusione di ruoli, bensì specializzazione di interventi diversi e tra loro complementari, secondo necessità di comunicazione da adottarsi in tempi strettissimi. In vista del grande obiettivo culturale della candidatura per il 2019, alcuni professionisti si sono spontaneamente riuniti in cooperativa per sostenere l’amministrazione nei percorsi di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza al grande obiettivo. Si tratta di operatori culturali che anche in passato hanno dato prova di eccellenti capacità e proprio tale esperienza rende chiaramente più solida l’affidabilità della loro azione congiunta.

Si precisa inoltre che le attività di sensibilizzazione sui vantaggi della candidatura sono state attribuite dall’Assessorato al turismo con pubblico avviso alla SMG per la sua specifica esperienza di marketing e ai progetti di alcune cooperative, sulla base delle progettualità proposte, ritenute idonee e utili alla preparazione, e con il parere della Consulta culturale.

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