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Operatori giovanili, viaggio studio in Bosnia

Nazionalismo, razzismo, tutela delle minoranze. Questi i temi affrontati da un gruppo di operatori giovanili altoatesini durante un viaggio-studio in Bosnia.

Il gruppo di operatori giovanili durante il viaggio studio in Bosnia (Foto USP/Battistel)

Mostar, Sarajevo, Srebrenica, Tuzla: alcune delle città maggiormente colpiti dalla guerra degli anni '90 nella ex-Jugoslavia sono state al centro di un viaggio-studio di un gruppo di operatori giovanili altoatesini. Il progetto, frutto della collaborazione fra servizi e associazioni di entrambi i gruppi linguistici, è stato coordinato dal Servizio giovani di lingua tedesca e dall'ARCI di Bolzano. In Bosnia, la delegazione dell'Alto Adige ha incontrato i responsabili dei progetti giovanili presenti sul territorio, e nel corso di incontri e workshop hanno potuto approfondire alcune delle tematiche legate al conflitto balcanico: dal nazionalismo alla tutela delle minoranze, dall'odio verso il prossimo al razzismo. Il tutto, approfondendo le conoscenze sul lavoro con minori che hanno vissuto traumi, che devono confrontarsi con una lingua sconosciuta e che hanno un backgroud migratorio.

A Mostar, ad esempio, la delegazione proveniente dalla Provincia di Bolzano ha visitato il centro giovanli Abrašević, gestito assieme da bosniaci musulmani e croati cattolici, mentre a Sarajevo ha incontrato il generale Jovan Divjak, fondatore dell'associazione Education Builds Bosnia & Herzegovina, che offre sostegno economico a oltre 6mila ragazzi vittime di traumi giovanili che necessitano di aiuto psicologico. A Srebrenica, invece, assieme al team di Adopt Srebrenica, il gruppo ha visitato i luoghi simbolo del terribile genocidio del 1995, infine ultima tappa a Tuzla con la visita al centro di identificazione delle vittime di Srebrenica e l'incontro con Zijo Ribić, la cui famiglia (genitori, un fratello e 6 sorelle) fu sterminata nel 1992 da un'unità paramilitare.

USP

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