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Le corna d'alce trovate sul Renon risalgono al paleolitico

Le analisi sulle corna d’alce trovate la scorsa estate sul Renon sono state concluse. Come hanno comunicato quest’oggi il direttore della Ripartizione Beni Culturali Stampfer ed il direttore dell’Ufficio Beni archeologici Dal Rì all’assessora competente Kasslatter-Mur, esse risalgono al paleolitico.

Helmuth Stampfer e Lorenzo Dal Rì presentano all'assessora Kasslatter-Mur i risultati delle analisi sul palco di alce
 

Era stato segnalato all’Ufficio provinciale Beni archeologici agli inizi di agosto il casuale ritrovamento, nel corso di lavori effettuati per incarico del Consorzio per il miglioramento del suolo in località Lichtenster sull’altipiano del Renon, di un palco palmato (cm 40 x 40) di alce. Il reperto giaceva a grande profondità, su uno strato argilloso in fondo ad un avvallamento intorbato. Si trattava di corna cadute naturalmente durante il normale cambio stagionale.

Di grande importanza si è rivelata la datazione con il metodo del carbonio 14, attuata presso la ETH di Zurigo. L’analisi ha infatti permesso di collocare il reperto nel XII millennio avanti Cristo, e più precisamente intorno agli anni 11.430-11.110 a.C., verso la fine dell’ultima glaciazione ed all’inizio dell’Olocene.

I risultati delle analisi sono stati presentati, quest’oggi, dal direttore della Ripartizione Beni culturali Helmut Stampfer e dal direttore dell’Ufficio Beni archeologici Lorenzo dal Rì all’assessora competente in materia Sabina Kasslatter-Mur. Il ritrovamento rappresenta l’unica traccia di alce finora documentata sul territorio altoatesino, e richiama per datazione quello analogo avvenuto nel riparo Soman presso il comune di Dolcè, Verona. L’assessora provinciale ha apprezzato l’importanza del reperto: ancora una volta il sottosuolo altoatesino si rivela ricco di preziosi segreti, che aiutano a comprendere quanto avvenuto nel passato.

Poiché l’alce non compare più tra le ossa riconosciute negli scavi mesolitici altoatesini datati X millennio a.C.,ad esempio a Plan de Frea, Salorno”, ha spiegato l’archeologo Lorenzo Dal Rì, “si direbbe che ci troviamo di fronte alle prove di una scomparsa abbastanza rapida di questo grande erbivoro, legata forse all’estensione verso l’alto del limite delle foreste, che portò ad una riduzione delle praterie di alta quota”. La più recente attestazione di alce nell’arco alpino orientale è data fino ad ora dallo strumento in osso di calce trovato nella sepoltura del cacciatore mesolitico di Mondeval de Sora, nel bellunese. A nord delle Alpi, invece, l’alce è stata presente per un periodo molto più lungo, addirittura fino alle soglie dell’età romana.

 

MC

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